Rivisitazione letteraria della complessa storia d’amore tra Dovlatov e Asja Pekurovskaja, sua prima moglie, grande passione di gioventù, un rapporto burrascoso e morboso che aveva coinvolto Dovlatov profondamente e gli «aveva fatto perdere la tranquillità». Siamo in America nel 1981, il protagonista, Dalmatov, collaboratore di Radio Svoboda — una emittente che tentava di raggiungere la sterminata massa dei russi rimasti in balia della grottesca disinformazione di Stato, viene inviato a Los Angeles per un convegno sul futuro della Russia. Lì incontra la sua ex moglie Asja. Ritrovarla per caso a tanti anni di distanza, amarla di nuovo ora che lui si è risposato e ha due figli, gli creerebbe troppi problemi. No, Dalmatov/Dovlatov non vuole proprio riallacciare legami con quella donna che bussa alla sua stanza d'albergo. Anche Asja è emigrata negli USA, e ora è in difficoltà, sola, e per giunta incinta... Dovlatov racconta la sua storia d'amore su due piani cronologici: quello del presente — il 1981 — e i primi anni Sessanta a Leningrado. E il ricordo del passato giovanile e sovietico, si interseca con le giornate americane: dal convegno sul futuro della Russia si è sospinti all’indietro, verso la Russia del passato. Proprio in questo romanzo avvertiamo una certa nostalgia per la patria destalinizzata da Krusciov, per la Leningrado degli anni Sessanta piena di attrattive e vitalità, quando «avevamo la libertà e la giovinezza» ed era normale passeggiare lungo la Neva facendosi domande sulla letteratura. Sono pagine in cui Dovlatov offre del suo paese immagini che sorprendono per la vivacità della vita sovietica, che certo non corrispondono al cliché di una Russia grigia e tetra. La consapevolezza del lato buffo e paradossale della natura umana è ancora una volta la cifra della narrativa di Dovlatov che nel suo romanzo più autobiografico, non finisce di stupirci con la sua vena umoristica, l'autoironia, il rovesciamento delle situazioni che volge tutto in beffa.